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Articolo 1: IL PRIMO COMANDAMENTO

Articolo 1: IL PRIMO COMANDAMENTO

 

Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla condizione di schiavitù; non avrai altri dei di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo, né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai (Es 20,2-5) .

Sta scritto: «Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto» (Mt 4,10).

 

IV. «Non ti farai alcuna immagine scolpita...»

 

[2129] L’ingiunzione divina comportava il divieto di qualsiasi rappresentazione di Dio fatta dalla mano dell’uomo. Il Deuteronomio spiega: «Poiché non vedeste alcuna figura, quando il Signore vi parlò sull’Oreb dal fuoco, state bene in guardia per la vostra vita, perché non vi corrompiate e non vi facciate l’immagine scolpita di qualche idolo...» (Dt 4,15-16). È il Dio assolutamente Trascendente che si è rivelato a Israele. «Egli è tutto», ma, al tempo stesso, è «al di sopra di tutte le sue opere» (Sir 43,27-28). Egli è «lo stesso autore della bellezza» (Sap 13,3).

 

[2130] Tuttavia, fin dall’Antico Testamento, Dio ha ordinato o permesso di fare immagini che simbolicamente conducessero alla salvezza operata dal Verbo incarnato: così il serpente di rame,  l’arca dell’Alleanza e i cherubini .

 

[2131] Fondandosi sul mistero del Verbo incarnato, il settimo Concilio ecumenico, a Nicea (nel 787), ha giustificato, contro gli iconoclasti, il culto delle icone: quelle di Cristo, ma anche quelle della Madre di Dio, degli angeli e di tutti i santi. Incarnandosi, il Figlio di Dio ha inaugurato una nuova «economia» delle immagini.

 

[2132] Il culto cristiano delle immagini non è contrario al primo comandamento che proscrive gli idoli. In effetti, «l’onore reso ad un’immagine appartiene a chi vi è rappresentato»,  e «chi venera l’immagine, venera la realtà di chi in essa è riprodotto» . L’onore tributato alle sacre immagini è una «venerazione rispettosa», non un’adorazione che conviene solo a Dio.Gli atti di culto non sono rivolti alle immagini considerate in se stesse, ma in quanto servono a raffigurare il Dio incarnato. Ora, il moto che si volge all’immagine in quanto immagine, non si ferma su di essa, ma tende alla realtà che essa rappresenta .

 

 

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