Articolo 3:
Le sette domande
VI. Non ci indurre tentazione
[2846] Questa domanda va alla
radice della precedente, perché i nostri peccati sono frutto del consenso alla tentazione.
Noi chiediamo al Padre nostro di non «indurci» in essa. Tradurre con una sola
parola il termine greco è difficile: significa «non permettere di entrare
in», «non lasciarci soccombere alla
tentazione». «Dio non può essere tentato dal male e non tenta nessuno al male»
(Gc 1,13); al contrario, vuole
liberarcene. Noi gli chiediamo di non lasciarci prendere la strada che conduce
al peccato. Siamo impegnati nella lotta «tra la carne e lo Spirito». Questa
richiesta implora lo Spirito di discernimento e di fortezza.
[2847] Lo Spirito Santo ci porta a discernere tra la prova, necessaria alla
crescita dell’uomo interiore in vista
di una «virtù provata» (Rm 5,3-5)
e la tentazione, che conduce al peccato e alla morte . Dobbiamo anche
distinguere tra «essere tentati» e «consentire» alla tentazione. Infine, il
discernimento smaschera la menzogna della tentazione: apparentemente il suo
oggetto è «buono, gradito agli occhi e desiderabile» (Gen 3,6), mentre, in realtà, il suo frutto è la morte.
"Dio non vuole
costringere al bene: vuole esseri liberi... La tentazione ha una sua utilità.
Tutti, all’infuori di Dio, ignorano ciò che l’anima nostra ha ricevuto da Dio;
lo ignoriamo perfino noi. Ma la tentazione lo svela, per insegnarci a conoscere
noi stessi e, in tal modo, a scoprire ai nostri occhi la nostra miseria e per
obbligarci a rendere grazie per i beni che la tentazione ci ha messo in grado
di riconoscere". ( Origene )
[2848] «Non entrare nella
tentazione» implica una decisione del cuore: «Là dov’è il tuo tesoro,
sarà anche il tuo cuore... Nessuno può servire a due padroni» (Mt 6,21; Mt 6,24). «Se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo
Spirito» (Gal 5,25). In questo
«consenso» allo Spirito Santo il Padre ci dà la forza. «Nessuna tentazione vi
ha finora sorpresi se non umana; infatti Dio è fedele e non permetterà che
siate tentati oltre le vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la via
d’uscita e la forza per sopportarla» (1Cor
10,13).
[2849] Il
combattimento e la vittoria sono possibili solo nella preghiera. È per mezzo
della sua preghiera che Gesù è vittorioso sul Tentatore, fin dall’inizio e nell’ultimo combattimento della sua agonia
. Ed è al suo combattimento e alla sua agonia che Cristo ci unisce in questa
domanda al Padre nostro. La vigilanza del
cuore, in unione alla sua, è richiamata insistentemente . La vigilanza è «custodia del cuore» e Gesù
chiede al Padre di custodirci nel suo Nome . Lo Spirito Santo opera per
suscitare in noi, senza posa, questa vigilanza . Questa richiesta acquista
tutto il suo significato drammatico in rapporto alla tentazione finale del
nostro combattimento quaggiù; implora la perseveranza
finale. «Ecco, Io vengo come un ladro. Beato chi è vigilante» (Ap 16,15).