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CONGREGAZIONE
PER LA DOTTRINA DELLA FEDE
SIGNIFICATO ED
ATTUALITÀ DEL DOCUMENTO
Nell'ultima
domenica dell'anno liturgico la Chiesa cattolica celebra la solennità di Cristo
Re. Non sempre è stato così: quando Papa Pio XI la introdusse nel 1925, la
collocò in modo assai simbolico nell'ultima domenica di ottobre. Ciò aveva un
grande significato dal punto di vista della realtà politica: in realtà i
comunisti russi erano giunti al potere con la rivoluzione dell'ottobre 1917,
e così anche i fascisti italiani nell'ottobre 1922 con la loro "marcia
su Roma". A tali rivolgimenti il Papa contrapponeva una festa, con la
quale si evidenziava con chiarezza che non esiste alcun altro vero Re e
Signore dell'universo se non Cristo solo. Non è
certamente un caso che la "Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti
l'impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica"
ora presentata porti la data del 24 novembre 2002 - cioè della festa di
Cristo, "Signore dei signori e Re dei re" (Ap. 17, 14; 19, 16).
Infatti si tratta ultimamente di questa regalità di Cristo, più esattamente:
della partecipazione ad essa dei laici cristiani, ai quali "il carattere
secolare è proprio e particolare". "Per loro vocazione è proprio
dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole
secondo Dio" (Concilio Vaticano II, Lumen gentium n. 31). Questa
partecipazione dei fedeli laici alla regalità del loro Signore si realizza
nella vita di fede personale, esige però anche in modo imperioso al di là di
questa l'impegno dei cristiani nella politica. Papa Giovanni Paolo II esorta
tutti i cattolici: "Situazioni nuove, sia ecclesiali sia sociali,
economiche, politiche e culturali, reclamano oggi, con una forza del tutto
particolare, l'azione dei fedeli laici. Se il disimpegno è sempre stato
inaccettabile, il tempo presente lo rende ancora più colpevole. Non è lecito
a nessuno rimanere in ozio" (Christifideles laici, n. 3). Ad un primo,
superficiale sguardo le indicazioni che la Nota offre per questo servizio dei
laici nel mondo e al mondo, sembrano essere superflue o almeno in ritardo. La
Chiesa si è aperta al mondo con zelo - qua e là forse perfino con eccessivo
zelo; che i cristiani debbano realizzare anche una missione politica, appare
pertanto facilmente come una verità ovvia. Di fatto però il documento si
manifesta come altamente attuale, nella misura in cui in modo esplicito entra
in problemi, questioni e rapporti, che oggi si designano abitualmente come
"postmoderni". Il testo
stesso già afferma di non prendere affatto in considerazione le molteplici
forme di esercizio del potere in opposizione a Dio, che l'Apocalisse
caratterizzava come "la bestia che viene dal mare" (13, 1ss). La
Congregazione per la dottrina della fede non parla di dittature o di anarchie
anticristiane - sebbene ne esistano anche oggi -, ma delle "attuali
società democratiche, nelle quali lodevolmente tutti sono resi partecipi
della gestione della cosa pubblica in un clima di vera libertà" (I. 1).
In queste forme di società si trova il terreno ideale per una legittima
conformazione del mondo cristianamente ispirata; il clima multiculturale e
multireligioso delle forme democratiche di società rappresenta innanzitutto
certamente un incoraggiante ambito ideale per l'impegno politico del
cristiano. Chi ha mai vissuto in uno stato anticristiano e ne ha sperimentato
i perfidi metodi, può doppiamente apprezzare la tolleranza democratica. Nondimeno si
tratta di uno sguardo vigile e realistico, vedere pericoli anche e proprio
nella democrazia (cfr II.2). Infatti la pluralità culturale e ideologica in
se e per se legittima spesso comporta un pluralismo etico, propizio a
"leggi che prescindono dai principi dell'etica naturale per rimettersi
alla sola condiscendenza verso certi orientamenti culturali o morali
transitori, come se tutte le possibili concezioni della vita avessero uguale
valore" (I.1). L'illuminismo - per quanto ci abbia anche portato ad un
salutare progresso - mostra qui il suo tallone d'Achille. Al posto di valori
morali "assoluti" ha sostituito una moralità generica, che si
presenta in modo umano, ma che mancando di contorni definiti si è rapidamente
squagliata. La "parabola dell'anello" di Lessing - un esponente
dell'illuminismo - formula nel modo seguente la perdita della dimensione religiosa:
"I vostri anelli non sono autentici nessuno dei tre. Il vero anello
presumibilmente è andato perduto" (Nathan il Saggio II, 7).
L'atteggiamento fondamentale di Lessing, che qui si delinea, agnostico nei
confronti delle concrete convinzioni religiose determina in genere la nostra
vita pubblica: a ciascuno la sua verità, a ciascuno i suoi valori! Ora la Nota
vaticana non riporta affatto alla situazione preilluministica, come
facilmente si continua ad accusare la Chiesa. Fondamento delle sue chiarificazioni
ed indicazioni è anzi piuttosto la convinzione che esista una "legittima
libertà dei cittadini cattolici di scegliere, tra le opinioni politiche
compatibili con la fede e la legge morale naturale, quella che secondo il
proprio criterio meglio si adegua alle esigenze del bene comune" (II.3).
Già il Concilio Vaticano II nella sua Costituzione pastorale, Gaudium et
Spes, aveva richiamato che "per lo più sarà la stessa visione cristiana
della realtà che orienterà (i fedeli), in certe circostanze, a una
determinata soluzione. Tuttavia altri fedeli altrettanto sinceramente
potranno esprimere un giudizio diverso sulla medesima questione, ciò che
succede abbastanza spesso e legittimamente. Ché se le soluzioni proposte da
un lato o dall'altro, anche oltre le intenzioni delle parti, vengono
facilmente da molti collegate con il messaggio evangelico, in tali casi
ricordino essi che a nessuno è lecito rivendicare esclusivamente in favore
della propria opinione l'autorità della Chiesa" (n. 43). Se il
documento della Congregazione per la dottrina della fede si dichiara dunque
per la pluralità delle concrete strategie politiche, tuttavia esso sottolinea
allo stesso tempo la necessità di principi etici, “che per la loro natura e
per il loro ruolo di fondamento della vita sociale non sono
"negoziabili"” (II.3). La Chiesa richiede qui dallo stato
democratico non l'accettazione di un "particolare patrimonio"
cattolico o anche solo cristiano, ma semplicemente l'accettazione della
creaturalità umana: il singolo uomo così come la società umana nel suo
insieme si fondano su beni, valori e norme. Questi sono ancorati nella loro
natura e perciò ultimamente nell'assolutezza del loro Dio creatore, così che
essi non possono essere eliminati o relativizzati dall'uomo. Anche a questo
proposito il Concilio Vaticano II è stato anticipatore, in quanto si dichiara
decisamente per l'autonomia delle realtà terrene, e tuttavia aggiunge in modo
inequivocabile: "Se invece con l'espressione 'autonomia delle realtà
temporali si intende che le cose create non dipendono da Dio, che l'uomo può
adoperarle senza riferirle al Creatore, allora tutti quelli che credono in
Dio avvertono quanto false siano tali opinioni. La creatura, infatti, senza
il Creatore svanisce" (n. 36). L'esempio per eccellenza di questa condicio
humana è "l'intangibilità della vita umana" (II.4). La Nota
della Congregazione per la dottrina della fede richiama alla coscienza questa
difficile, spesso labile relazione fra autonomia terrena e riferimento a Dio.
Non mette così in discussione le strutture democratiche, ma ricorda il loro
fondamento, che consiste nel fatto che la democrazia per sua natura da una
parte deve sempre essere ideologicamente neutrale e dall'altra non può
mai essere neutrale dal punto di vista dei valori. La libertà democratica
rappresenta in realtà da parte sua un bene, si fonda su convinzioni e valori
e li presuppone. Un indifferentismo riguardo ai valori portato fino in fondo
non è pertanto la condizione ideale della democrazia, ma la sua morte. Il testo
ricorda valori permanenti - e quindi costanti antropologiche, che come tali
non sono legate a un'epoca, anche se la loro concreta conformazione può
essere adattata alle circostanze del momento. Ciò diviene tangibile in
riferimento agli esempi per le "esigenze etiche fondamentali e
irrinunciabili", che il documento adduce: aborto, eutanasia e moderne
forme di schiavitù come droga e sfruttamento della prostituzione sono da
respingere radicalmente, mentre valori come famiglia, libertà religiosa,
giustizia sociale e pace devono essere tutelate dallo stato democratico
(II.4). Con la Nota
sull'impegno politico dei cattolici la Chiesa prosegue quella linea della philosophia
perennis, che ha il suo inizio presso i filosofi greci classici. Questi
primi "teorici della società" hanno sviluppato una riflessione su
come il divino possa essere tradotto nel modo migliore nel terreno. Lo stato
ideale - così il Socrate di Platone - non si trova sulla terra; "ma
forse nel cielo ne esiste un modello, per chi voglia vederlo e con questa
visione fondare la propria personalità" (Platone, Repubblica, IX, 592).
Questa trascendenza dei valori e dei significati fondamentali sottrae lo
stato - anche e proprio quello democratico - ad ogni arbitrio dei suoi cittadini,
del quale altrimenti con il tempo potrebbe egli stesso soccombere come
vittima. In questo senso la linea proseguita nel presente documento
oltrepassando secoli e millenni giunge non solo nel cuore del tempo presente,
ma anche al di là di esso. Volendosi quindi porre la domanda sul significato
e l'attualità del documento, esso andrebbe qualificato semplicemente come di
importanza vitale anzi necessario per la sopravvivenza delle democrazie alle
quali offre le linee indicative di un futuro. "Cos'è la verità?", chiese una
volta Pilato. La nostra società ha fatto propria questa domanda - e si ha
sempre più l'impressione che essa non desideri affatto una risposta. La
Chiesa però è stata convocata e mandata nel mondo per rendere testimonianza
alla verità, che ultimamente non è una cosa, ma una persona: Gesù Cristo. La
missione profetica impegna tutti i fedeli come una volta Ezechiele, ad essere
sentinelle per i propri contemporanei. Se la Chiesa non avverte più dei
pericoli, la rovina colpirà lei come la società. In questo senso la denuncia
della Congregazione per la dottrina della fede delle carenze di tante
associazioni ed organizzazioni cattoliche è più che comprensibile. Infatti le
associazioni cattoliche sono collocate al punto di sutura fra Chiesa e stato;
esse hanno pertanto un significato importantissimo per il compito missionario
della Chiesa nella società moderna. Tanto più autentica ed affidabile deve
essere però anche la loro testimonianza cristiana. La Congregazione per la
dottrina della fede non si limita qui ad esortazioni, ma incoraggia e stimola
allo stesso tempo i cattolici a non nutrire alcun complesso di inferiorità. I
cristiani hanno qualcosa da dire, perché Dio stesso ha affidato loro la sua
parola! La presente Nota vuole favorire
"l'unità di vita del cristiano: la coerenza tra fede e vita, tra vangelo
e cultura" (V.9). Un cristianesimo della domenica, che si ritira nel
ristretto ambito ecclesiale, viene meno alla sua missione e perde pertanto la
sua ragione d'essere. Con la sua parola alle società democratiche la Chiesa
non intende mettere in discussione il loro carattere "laico"; essa
al contrario esige proprio il diritto democratico anche per se stessa in un
dialogo paritario. Fine ed ideale della Chiesa non è la teocrazia nel senso
corrente, "fondamentalistico". Per la sua natura e la sua missione
essa è il germe del Regno di Dio, nel quale si trova unita l'umanità fino ad
oggi così frammentata: non con mezzi esterni costrittivi, ma per convinzione
interiore. E' stato già detto e deve essere ripetuto espressamente a modo di
conclusione: le indicazioni della Nota per l'attività politica dei cattolici
sono di portata decisamente profetica; la loro osservanza è decisiva per la
crescita o la decadenza delle società democratiche, alla lunga perfino per la
solo sopravvivenza. Infatti anche e proprio le democrazie vivono della
coscienza dei valori dei loro cittadini; se però tutto ha lo stesso valore,
allora tutto diviene sempre più anche indifferente. Il documento della Congregazione
per la dottrina della fede ha pertanto quel significato ed attualità, che
competono solo a "riflessioni inattuali". Joachim Card. Meisner
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